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Qual è il limite al pignoramento della pensione se si ha già un prestito?

Limite pignoramento pensione avendo già prestito: una frase che suona come una sentenza per molti pensionati.

Hai già una trattenuta mensile per un vecchio prestito, ma adesso ti trovi a dover affrontare nuovi debiti o un pignoramento in arrivo.

Ti chiedi se sia possibile subire un’ulteriore trattenuta, fin dove possano spingersi i creditori e la paura è una sola: che la pensione non basti più!

È proprio in queste situazioni che tutto sembra crollare.

I conti non tornano, le spese fisse restano, la pensione si riduce mese dopo mese e chi ha già una cessione del quinto spesso crede di essere al sicuro da altri pignoramenti.

Purtroppo la verità è più scomoda: avere un prestito attivo non ti protegge.

Quando arriva un nuovo atto di pignoramento, si apre una partita a più livelli:

  • da un lato l’INPS che esegue solo quanto previsto dalla legge;

  • dall’altro i creditori che avanzano richieste;

  • tu, nel mezzo, che non sai più cosa ti spetta e cosa ti verrà trattenuto.

Il problema non è solo economico, c'è anche la tensione quotidiana di controllare il cedolino, la paura di vedere la pensione scendere ancora, magari sotto la soglia minima e il pensiero che non ci sia più nulla da fare.

Ma quello che molti non sanno è che i limiti al pignoramento esistono, ma cambiano in base alla situazione e quando c’è già un prestito in corso, tutto si complica.

Chi ti promette soluzioni semplici o ti dice “tanto non ti possono pignorare oltre il quinto” forse non ti sta dicendo tutto.

Quali sono i limiti di pignorabilità della pensione?

Quando si parla di pignoramento della pensione, non si può improvvisare.

La legge stabilisce dei limiti precisi sulla pignorabilità della pensione, ma che spesso non sono chiari a chi li subisce e così si finisce per vivere nell’incertezza: “Quanto possono prendermi ancora?”, “Mi resterà abbastanza per vivere?”

 

La prima cosa da sapere è che non tutta la pensione può essere pignorata.

Esiste una parte chiamata minimo vitale, cioè una soglia sotto la quale il creditore non può scendere.

Questa soglia cambia ogni anno, ma serve a garantire che tu possa continuare a vivere, almeno nelle spese essenziali.

Attenzione: sopra il minimo vitale, la pensione può essere pignorata e fino a un certo limite.

In genere si parla del famoso “quinto”, cioè il 20% dell’importo eccedente quel minimo, ma non basta sapere questo per sentirsi tranquilli.

Infatti:

  • Se ci sono più debiti, si possono sommare più trattenute diverse;

  • Se c’è già una cessione del quinto attiva, il margine non si riduce, non blocca altri pignoramenti, rendendo la pensione ancora più bassa;

  • Se il pignoramento arriva dal Fisco, le percentuali possono cambiare in base all’importo della pensione;

  • Se il pignoramento è sul conto corrente, valgono regole ancora diverse rispetto alla trattenuta diretta sull’assegno mensile.

Ecco perché parlare di “limite al pignoramento” non basta, bisogna capire quale tipo di pignoramento, da chi arriva e quale parte della pensione coinvolge.

Chi non tiene conto di tutte queste variabili, spesso dà false sicurezze e chi si fida, si trova poi con un cedolino più leggero del previsto e senza strumenti per difendersi.

Qual è il limite di impignorabilità delle pensioni INPS?

Molti pensano che basti avere una pensione bassa per stare tranquilli: “Prendo poco, quindi non me la possono toccare”.

La realtà è molto diversa.

L’INPS applica il pignoramento seguendo regole precise e se il tuo importo supera anche solo di poco una certa soglia, il prelievo può partire.

Parliamo di un limite che viene aggiornato ogni anno, chiamato minimo vitale impignorabile.

Questa soglia corrisponde a una cifra pari a due volte l’assegno sociale. Nel 2025 è di 538,69 euro X 2, portando il limite a 1.077,38 euro.

Questo significa che se la tua pensione è inferiore a quella cifra, non può essere toccata, ma se è anche solo di un euro superiore, quella parte in eccesso può diventare pignorabile.

Il problema è che non tutti i pignoramenti sono uguali:

  • Se arriva un creditore privato (banca, finanziaria, ecc.), la trattenuta non può superare il 20% della parte eccedente il minimo vitale.

  • Se hai già una cessione del quinto attiva, questo non blocca un nuovo pignoramento. Ai fini del conteggio della parte pignorabile, la cessione del quinto non viene presa in considerazione.

È proprio questa complessità che spiazza chi si trova in difficoltà.

Non basta sapere quanto prendi: bisogna conoscere come si calcola la quota pignorabile, da chi arriva la richiesta e cosa c’è già in corso.

Mentre tutto questo accade, tu potresti scoprire solo a fine mese che l’importo è calato, senza preavviso chiaro, senza spiegazioni e magari proprio quando aspettavi quei soldi per pagare l’affitto o le bollette.

limite pignoramento pensione avendo gia prestito

Quante volte può essere pignorato il quinto della pensione?

A qualcuno suona assurdo, ma è una domanda che in molti si ritrovano a fare.

Hai già una trattenuta sulla pensione, magari proprio una cessione del quinto e poi arriva un altro atto di pignoramento.

La domanda è inevitabile: possono davvero pignorare il quinto… un’altra volta?

La risposta è scomoda, ma chiara: sì, è possibile!

La legge distingue tra cessione volontaria (come il prestito con cessione del quinto) e pignoramento forzoso (quello fatto da un creditore tramite tribunale).

Sono due strumenti diversi e, proprio per questo, possono convivere.

Ecco cosa può succedere nella pratica:

  • Hai già un quinto trattenuto ogni mese per un prestito? Bene. Ma questo non ferma un giudice dall’autorizzare un altro pignoramento.

  • Il secondo creditore può chiedere un prelievo sulla parte residua pignorabile, cioè quella che resta dopo il minimo vitale, senza che si tenga conto della cessione già in corso.

Il risultato?

Due trattenute contemporanee, o addirittura tre, se oltre al pignoramento finanziario scattano altri tipi di pignoramento.

In questo modo ogni mese ti ritrovi con una pensione sempre più bassa, con meno margine per vivere.

 

Chi dice “tanto non possono superare il quinto” non ti sta raccontando tutta la verità.

Quel limite vale solo per ogni singolo pignoramento, ma non blocca l’arrivo di altri e se le trattenute si sommano, tu paghi il prezzo più alto: quello della tua serenità.

Questo succede spesso a chi ha già un prestito, magari fatto in buona fede anni prima e oggi si trova con altri debiti che non riesce più a gestire.

È proprio in questi casi che il rischio di restare senza margine diventa reale.

Come funziona il pignoramento della pensione avendo già un prestito?

Hai già un trattenuta diretta sulla pensione per una cessione del quinto.

Ogni mese vedi quella rata scendere puntuale, senza possibilità di rinvio, eppure, nonostante questa trattenuta, oggi sei di nuovo alle prese con un nuovo creditore.

Ti chiedi: possono ancora toccare la mia pensione? Non bastava il prestito che sto già pagando?

Purtroppo, sì. La presenza di un prestito non blocca automaticamente altri pignoramenti, anzi, in molti casi può diventare un problema in più.

Ecco cosa accade nella realtà:

  • La pensione viene suddivisa in fasce: una parte impignorabile (il minimo vitale che abbiamo visto sopra), una parte pignorabile;

  • La cessione del quinto occupa una prima “fetta” legale del 20%;

  • Ma se arriva un pignoramento forzoso, può scattare un’ulteriore trattenuta, anche se hai già il prestito in corso;

  • Se l’importo della pensione è alto, il cumulo delle trattenute può arrivare fino al 50% del totale (ma con regole diverse in base al creditore e all’importo stesso).

Così ti trovi schiacciato da più lati.

Facciamo un esempio per rendere tutto più chiaro.

Prendiamo una pensione da 1.300 euro, se questa subisce un pignoramento per un debito bancario non pagato, la cifra da pignorare si dovrà calcolare in questo modo:

1.300,00 euro pensione - 1.077,38 euro minimo vitale = 222,62 euro differenza su cui calcolare pignoramento.

222,62 euro X 20% = 44,52 euro quota del pignoramento mensile. 

Il pensionato percepisce 1.255,48 euro (1.300 - 44,52)

 

Stessa pensione ma in presenza di una cessione del quinto di 260 euro.

1.300,00 euro pensione - 1.077,38 euro minimo vitale = 222,62 euro differenza su cui calcolare pignoramento. La cessione non diminuisce per nulla la somma pignorabile.

222,62 euro X 20% = 44,52 euro quota del pignoramento mensile. 

In questo caso il pensionato percepisce 955,48 euro (1.300 - 260 - 44,52)

 

Ogni nuova trattenuta riduce lo spazio per vivere, le spese restano le stesse: bollette, spesa, farmaci. Ma la pensione… no.

Il paradosso è che più sei in difficoltà, più rischi nuove trattenute, perché se non riesci a pagare un debito, il creditore può agire sul poco che ti resta e la presenza del prestito precedente, invece di proteggerti, viene ignorata.

Questa è la realtà che tanti ignorano, fidandosi di frasi come “tanto ho già il quinto”, ma se il pignoramento arriva, la pensione scende ancora.

A questo punto, l’unico margine che ti resta è quello della legge perché quando il debito ti circonda da ogni lato, le procedure contro il sovraindebitamento sono l’unico argine possibile.

Se la pensione non basta più e i debiti ti soffocano, esiste una via d’uscita legale

Arriva un momento in cui il pignoramento non è più l’unico problema.

Hai già un prestito da rimborsare, poi una trattenuta, magari due.

Ogni mese la pensione scende e tu resti con poco, troppo poco, per vivere dignitosamente, non si tratta più solo di un debito da pagare, ma di una condizione che non ti lascia via d’uscita.

Qui non è questione di “farsi forza” o “resistere ancora un po’”, chi è in crisi da sovraindebitamento lo sa bene: quando le trattenute si sommano e la pensione non basta più, non è una questione morale, è una trappola concreta.

La buona notizia è che la legge, oggi, prevede strumenti reali per uscire da questa situazione.

Sono le cosiddette procedure contro il sovraindebitamento, pensate proprio per chi si trova sommerso dai debiti, anche con pignoramenti in corso e non ha più mezzi per ripartire.

Non si tratta di magie né di soluzioni facili, sono percorsi legali, gestiti da un tribunale, che permettono – in determinate condizioni – di:

  • mettere fine alle trattenute e ai pignoramenti in corso;

  • mettere a disposizione quello che puoi, per un periodo stabilito dalla legge (di solito tre anni);

  • e ottenere, al termine, la cancellazione definitiva di tutti i debiti residui.

Chi ti dice “paga come puoi” o “aspetta che finisca il pignoramento”, non tiene conto della realtà: se sei in crisi da sovraindebitamento, aspettare peggiora solo la situazione.

Queste procedure non sono per tutti, ma se ti trovi davvero in questa condizione, potrebbero essere l’unica via concreta per tornare a respirare.

Perché quando la pensione non basta più, non è colpa tua, ma serve il coraggio di affrontare il problema con gli strumenti giusti e stavolta la legge è dalla tua parte.

Dalla disperazione alla libertà: la storia vera di chi ce l’ha fatta

Dimitri e Stefania si sono ritrovati schiacciati dai debiti proprio quando speravano di costruire una nuova vita insieme.

Tutto è iniziato in modo semplice, quasi normale: un finanziamento per i mobili della camera da letto e poi sono arrivati altri prestiti, per affrontare le spese quotidiane.

Dimitri lavorava da solo e i soldi non bastavano mai.

Il vero crollo è arrivato quando ha cercato di aiutare il figlio ad aprire un’attività.

L’impresa è fallita, ma i 92.000 euro debiti sono rimasti tutti sulle spalle loro.

Da 10.000 euro a quasi 100.000 euro, un'escalation silenziosa, fatta di rinnovi, interessi e offerte di “liquidità facile” da parte delle finanziarie.

Per pagare le rate non mangiavano quasi più.

900 euro al mese uscivano dallo stipendio solo per i debiti, il riscaldamento diventava un lusso, i farmaci un problema e su tutto, l’angoscia costante: nervosismo, insonnia, paura.

Vivevano nella trappola perfetta del sovraindebitamento.

Quando hanno trovato noi di Legge3.it, erano sfiniti, scettici, ma senza alternative e proprio lì è iniziato il loro percorso di liberazione.

 

Oggi pagano solo 200 euro al mese per tre anni e, grazie alla legge, il resto dei debiti sarà cancellato.

Ora vedono finalmente lo stipendio tornare “intero”, nessun creditore li tormenta più, si sentono di nuovo vivi, e Dimitri lo dice chiaro: “Abbiamo ritrovato la pace”.

 

Guarda la loro video testimonianza completa e scopri come anche la tua storia può cambiare

Testimonianze Clienti

Fatti e Non Parole è una raccolta di storie vere di persone e famiglie che si sono trovate in gravi difficoltà a causa del sovraindebitamento, con rate impossibili da pagare e creditori assillanti. 

Queste storie, diverse tra loro ma spesso simili nelle sofferenze vissute, rappresentano le modalità in cui milioni di italiani oggi si trovano a causa dei troppi debiti. 

Il libro non si limita a raccontare le esperienze personali, ma include anche le sentenze ricevute dai protagonisti e le loro lettere di ringraziamento, insieme ad articoli di giornale, a conferma della veridicità e dei risultati positivi raggiunti.

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Gianmario Bertollo

 

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