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Debiti: alleati con la legge per sconfiggerli

Questo articolo è stato pubblicato su “MERENDA MONTHLY, mensile dedicato ai piccoli imprenditori che fanno grande l’Italia”

COME LIBERARSI DEFINITIVAMENTE DAI DEBITI E RIPARTIRE PULITO GRAZIE AD UNA LEGGE POCO CONOSCIUTA.


<< Ecco, la lobby dei grandi creditori ci tiene nascoste le cose perché così ci riempiamo di debiti e saremo sempre schiavi delle banche e dello Stato.>>

Questa la frase più ricorrente quando parlo con un mio potenziale cliente della legge 3 del 2012 , la cosiddetta “salva suicidi”.

Sono Gianmario Bertollo, fondatore di Legge3.it insieme a mia moglie Maria Sole.

Dopo aver conosciuto Frank Merenda nel 2105 abbiamo frequentato praticamente tutti i suoi corsi e dopo Marketing Merenda del 2016 a maggio e Vendere con le PR a settembre, avevamo le idee molto chiare di quello che volevamo fare.

Nasce così Legge3.it e il suo supereroe “Capitan Sdebito” per poter dare una mano a tutte quelle persone (anche piccoli imprenditori) che si trovavano in forte stato di sovraindebitamento, cioè avevano debiti così alti che non sarebbero mai riusciti a pagare.

Mi rendo conto che non è propriamente il target di questa rivista ma Frank mi ha chiesto di scrivere un articolo perché sicuramente potrà essere utile se non agli imprenditori illuminati che la stanno leggendo, magari ad un loro collega, attualmente in forte difficoltà.

Facciamo un passo indietro nel tempo:

  • dal 2007 ad oggi sono fallite in Italia 120.000 aziende con la perdita di oltre 1 milione di posti di lavoro. In questi numeri non sono comprese quelle che hanno chiuso volontariamente.

L’istat stima che sono oltre 1,5 milioni le famiglie in forte stato di sovraindebitamento, quelle cioè che non riescono a far fronte ai loro impegni con le banche, il fisco, le finanziarie o i fornitori.

Come sappiamo nel nostro Paese il tessuto imprenditoriale è formato per il 95% da microimprese  (cioè da aziende che fatturano meno di 2 milioni di euro e hanno meno di 10 dipendenti). La forma giuridica più usata è la classica Società in Nome Collettivo (snc) o Società in Accomandita Semplice (sas) società di persone a responsabilità illimitata, che in parole terra terra significa che i debiti dell’azienda cadono direttamente sulle spalle dei soci.

I più sofisticati e attenti hanno usato le Società a Responsabilità Limitata (srl) ma hanno poi firmato in banca come garanti e fideiussori per avere fidi e castelletti dove scontare fatture e ricevute bancarie. Ecco quindi che sono diventati illimitatamente responsabili dei debiti dell’azienda.

Che succede quindi dopo il fallimento o la chiusura?

Succede che i creditori che non riescono ad avere i loro soldi perché la ditta è ovviamente sotto-capitalizzata, si rivolgono ai soci che hanno invece la loro bella villetta con giardino, l’appartamento al mare e pure in montagna.

Scattano i pignoramenti, i beni vanno all’asta e grazie al crollo del mercato immobiliare le loro proprietà vengono letteralmente svendute con il risultato che non hanno più i loro beni ma hanno ancora quasi tutti i loro debiti.

E inizia una vita da fantasma:

  • appena trova un lavoro lo stipendio viene pignorato;
  • se ha un’auto Equitalia applica il fermo amministrativo;
  • nessuna banca si sogna nemmeno lontanamente di rilasciargli una carta di credito;
  • se volesse riaprire un’attività la deve intestare al figlio o alla moglie e nessuna banca ti darà un minimo di affidamento.

Questo fino a pochi anni fa.

Ora è possibile ripartire e tornare ad essere una risorsa per la propria famiglia e per l’intera comunità

  • Grazie ad una legge approvata nel 2012 dal governo italiano, su forte spinta dell’Europa.

In quel periodo infatti andava di moda da parte dei nostri politici, giustificare ogni salasso con la frase “ce lo chiede l’Europa”.

L’Europa ci ha chiesto anche di metterci al pari di tutti i Paesi evoluti e fare in modo che la gogna a cui è sottoposto un soggetto sovraindebitato possa un giorno vedere la fine.

Prende vita quindi nel gennaio di quell’anno la legge 3 del 2012 e siccome in quel periodo nasceva anche la moda di dare un nome alla legge (salva Italia, riparti Italia ecc.) è stata chiamata la “Salva Suicidi”.

In quei periodi infatti, a causa della sconvolgente crisi in atto, era cronaca di ogni giorno il fatto che un imprenditore aveva deciso di farla finita, magari dopo l’arrivo di una cartella esattoriale o dopo la telefonata del direttore della banca che gli chiedeva il rientro immediato del fido.

Nei Paesi Anglosassoni questa legge esiste da sempre, in Germania da 50 anni, in Francia dal 1989, in Spagna è chiamata “Segunda Oportunidad”.

  • In Francia, nel periodo 1995-2005 e quindi in anni pre-crisi, sono state presentate 1,5 milioni di pratiche.

Ovviamente da noi le cose le facciamo come al solito “ad fallum canis”, e infatti ci sono voluti 3 anni e una quasi completa riscrittura perché si cominciasse a capire come poterla applicare.

E fu così che nel gennaio 2015 a Busto Arsizio una ex imprenditrice, ora impiegata (per di più in Cassa Integrazione) si vede ridurre dal giudice una cartella Equitalia dell’87%.

  • Infatti il tribunale ha decretato che in base al suo attuale reddito la signora avrebbe potuto pagare solo 11.000 € anziché 86.000 €.
  • Il restante debito è stato definito inesigibile da parte del creditore.

Vediamo come funziona questa legge e soprattutto partiamo dal vedere qual è il suo obiettivo:

dare al piccolo imprenditore, all’agricoltore, al libero professionista, alle piccole società, agli agenti di commercio la stessa opportunità che invece hanno le aziende definite “fallibili”.

Poter dire infatti, in caso di forti difficoltà, tiro una riga e riparto da capo, pulito dai debiti.


La legge prevede 3 possibili soluzioni a seconda del tipo di debitore.

  • Se il debitore ha contratto debiti nello svolgimento di un lavoro autonomo o come socio di  un’azienda, è previsto l’Accordo di Composizione della Crisi, cioè un piano di rientro che deve essere accettato da almeno il 60% dei detentori del credito.
  • Se il debitore è un soggetto che ha contratto debiti nella vita privata, come mutui o finanziamenti è prevista anche per lui la possibilità di proporre un piano di rientro proporzionato alle sue capacità reddituali (Piano del Consumatore). In questo caso non è previsto l’assenso dei creditori.
  • Nel caso non ci siano le condizioni per aderire alle prime due soluzioni o nel caso le due soluzioni non vengano accettate dal giudice, si può optare per la Liquidazione del Patrimonio, procedura della durata minima di 4 anni, che prevede la messa a disposizione da parte del debitore del suo patrimonio personale, che la maggior parte delle volte è già stato pignorato o già addirittura in fase di esecuzione.
  • La messa in vendita da parte di un liquidatore del patrimonio, andrà a cancellare tutti i debiti, qualunque sia la cifra realizzata.

Nel caso non ci fosse un patrimonio da mettere a disposizione è possibile lo stesso aderire mettendo a disposizione una parte del proprio reddito, quella parte che eccede i bisogni personali e famigliari.

Per quattro anni quindi il debitore sarà tenuto a versare una cifra e alla fine, il denaro versato andrà a cancellare i debiti esistenti.

Alla fine del periodo di liquidazione, se il debitore sarà stato “meritevole” e cioè non avrà ostacolato la buona riuscita dell’operazione, potrà richiedere il certificato di esdebitazione.

Da quel momento i poi sarà pulito da ogni debito e nulla risulterà nelle varie centrali rischi.

Non si tratta di una procedura semplice ed è per questo che è bene affidarsi a dei professionisti che conoscono bene la legge e la sua applicazione.

  1. Si deve far domanda al giudice delegato del tribunale competente in base alla residenza del debitore.
  2. Il giudice una volta valutata la presenza dei requisiti richiesti nomina un professionista che ha il compito di valutare il piano presentato.
  3. Devono essere ben chiari i tre aspetti fondamentali e cioè il Patrimonio, Il Reddito e la posizione Debitoria, che uniti alla storia del soggetto, e cioè il  Mereperché è venuto a trovarsi nella attuale situazione di sovraindebitamento, daranno le informazioni necessarie a far sì che la sua domanda di ammissione ai benefici della legge 3 possa essere accolta.

In conclusione possiamo dire che si tratta di una legge di civiltà, che dà la possibilità a chi per motivi vari si  trova in una situazione di sovraindebitamento, di poter ripartire e diventare nuovamente una risorsa per se, per la sua famiglia e per l’intera comunità.

Compito nostro è farla conoscere e farla applicare ed è per questo che mi sento di ringraziare Frank Merenda per la grande opportunità che mi ha dato con questo articolo [Clicca Qui Per Visualizzarlo all’interno del Merenda Monthly]

Buona vita!

Gianmario Bertollo


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